Sui tetti di case e capannoni italiani, si trovano ancora circa 32.000.000 ton. di cemento amianto, a fronte di una disponibilità di 5 discariche, in grado di smaltire solo circa 3.000.000 di ton. di eternit.
Di questo passo occorreranno circa 80 anni per la totale eliminazione di tutto il materiale presente sul territorio Italiano.
La CEE ha indicato il 2028 come data ultima per “Un’Europa libera dall’amianto”.
Per fare ciò occorrerebbe smaltire 420 autotreni di cemento amianto al giorno, per 230 gg/anno, per i prossimi 14 anni.
Oggi se ne smaltiscono poco più di 100 al giorno e quasi tutti diretti in Germania; di questo passo, l’obiettivo del 2028 prefissato dalla Comunità economica europea è per l’Italia irraggiungibile.
Oggi, la quasi la totalità dell’amianto presente in Italia viene smaltito in Germania; il costo per il trasporto, eseguito quasi totalmente da vettori esteri, è mediamente 60 €/ton.
Se smaltissimo in Italia, a filiera corta ed utilizzando discariche regionali, il costo smaltimento eternit si abbasserebbe notevolmente e precisamente a circa 20 €/ton.
In questo modo, si realizzerebbe un risparmio sui costi di trasporto di circa 40 € ton. (pari al 30 % sul costo totale), che, proiettato nei prossimi 14 anni, porterebbe ad un risparmio di circa di 1,2 miliardi di €; inoltre, i trasporti sarebbero effettuati da vettori italiani incrementando il settore, oggi in forte crisi, di circa 600 milioni di Euro.
Utilizzando il cd “processo a filiera corta” (discariche regionali) il risparmio sarebbe oltre che economico anche ambientale, in quanto si eviterebbe l’emissione di milioni di ton. di CO2 in atmosfera con un risparmio di oltre 1 miliardo di km. percorsi (circa 25.000 giri “attorno alla terra per niente”).
L’ecotassa regionale di €/ton 10,33, che oggi si deve corrispondere per lo smaltimento potrebbe essere dedicata alla ricerca sui tumori e alla copertura dei risarcimenti dovuti alle vittime dell’amianto.
Si realizzerebbe una disponibilità di oltre 300 milioni di €.
Stanziare per i prossimi 5 anni benefici e agevolazioni fiscali del 100 % per i 10 anni successivi a favore di coloro che elimineranno l’eternit dai propri immobili per sostituirlo con altri materiali e raggiungere così l’obiettivo “amianto 0” nel 2028.
Il ritorno per queste agevolazioni sarebbe ampiamente compensato dai minori costi sanitari per la comunità a fronte del minor numero di persone affette da patologie tumorali, diminuendo il tempo di esposizione al cemento amianto (recuperando cioè, almeno 60 anni di esposizione inutile).
Maggior sviluppo di lavoro a fronte di nuove attività: per i prossimi 10 anni le imprese edili, oggi in forte sofferenza, potrebbero riconvertirsi allo smaltimento dell’eternit e alla conseguente ricopertura con altri materiali ecocompatibili.
Il tutto ampiamente documentato da fatture e bonifici dedicati con maggiori ritorni di iva e tributi vari.
Realizzare discariche regionali per almeno 1 ml di capacità per regione, al fine di realizzare la filiera corta di smaltimento.
Per aiutare questo percorso non chiamiamole discariche (in quanto l’eternit non viene sversato e pressato ma posato con cura, a pacchi sigillati e coperto giornalmente con terreni inerti) ma chiamiamoli SITI DI STOCCAGGIO DEFINITIVO come fosse un grande capannone di stoccaggio merci sotterraneo.
Chissà che, chiamando le discariche di amianto con il loro giusto nome, siti di stoccaggio definitivo, gli amministratori locali ed i cittadini, non siano più propensi ad accettare la realizzazione di siti a livello regionale.
* gennaio 2014 – dati forniti dal Direttore del Consorzio Astra Boris Pesci durante il Convegno a Roma c/o ISS 12.12.13: “Il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti contenenti Amianto: situazione italiana”